mercoledì 25 giugno 2014

Crisi e latitanza

immagine presa da internet
E' da talmente tanto tempo che latito da qui, che mi son dimenticata la password per accedere a questo povero e abbandonato blog. Misero e solo.
Mi scuso tantissimissimo. Lo so che non si fa così, che non si sparisce nel nulla senza se e senza ma.
Dunque, non per cercare delle facili scuse, ma effettivamente in questi mesi sono stata molto, ma molto impegnata. Niente di particolare, solo le solite cose: lavoro (tanto, tantissimo), bebito (tanto, tantissimo), casa e cose.
Diciamo, giusto per darvi un’aggiornatina, che gli highlights di questi mesi sono stati questi qui:
-        Ho smesso di allattare. Ta na, na, na. E ho ricominciato a bere alcolici (di tanto, in tanto eh). Più avanti in questo post, troverete interessanti dettagli sull’argomento.

-        Il bebito ha compiuto due anni. No, dico due. E siamo nel pieno dei terrible two. Però c’è anche da dire che adesso si inizia a chiacchierare (in una lingua sconosciuta che è un perfetto mix di italiano e dialetto bernese), che è un vero distributore di baci e morsi (che charmeur!) e che noi due ce la spassiamo mica male.

-        Mi sono sposata. Sì, ma state calmi. Al nostro matrimonio eravamo in cinque: io, lui, il bebito e i due testimoni. La cerimonia, tenutasi in quel del comune di Berna in una stanza bianca con brillantini che pareva di essere su una nave da crociera, si è svolta in tedesco. Mio figlio ora ha un nuovo cognome e io, ufficialmente oltre che due nomi, ho anche due cognomi (legati da trattino). Se volete potete chiamarmi Pepé. Ci siamo sposati perché ci sembrava giusto così. E ci sembrava giusto così, farlo così. Più divento vecchia, più divento conservatrice. Credo di avervelo già detto.

Sì, questa sono io, in tram, il giorno del mio matrimonio.


-        Mio marito (che mi ci vorranno altri dieci anni per chiamarlo così, senza sentirmi troppo strana) ha un nuovo lavoro. Sempre precario, eh! Che vi credete. Però è un lavoro veramente, ma veramente fuori da ogni nostra concezione. In pratica è passato al lato oscuro della forza. Non me la sento proprio di dirvi di più. Giuro, però, che non mi fa né caldo, né freddo. Mi fa ridere, più che altro. E son contenta che abbia trovato un lavoro, anche se lavora per The Darkside. Perché quando il lavoro non c’è (e per più di un anno, si è patito mica male) son cazzi amari. Amari davvero.

Ho rimandato la pubblicazione di questo post per tanto, ma proprio tanto tempo. E’ che proprio non ci riuscivo, questa è la vera verità. E anche mentre sono qui a scrivere, in realtà è come se non riuscissi a mettere in ordine le idee. Forse dovrei farmi una scaletta. Vabbé, ci provo senza scaletta, che se devo fare pure quella, qui non scrivo più niente.

E’ che potrei parlarvi di argomenti molto “maternage” e quindi riprendere a scrivere senza grossi problemi. Che ne so, potrei condividere con voi dettagliatamente la mia esperienza di fine allattamento o di fine co-sleeping (perché sì, giusto per ricordarvelo, finiscono entrambi, prima o poi). E invece, per sbloccare questa situazione, devo proprio andare un po’ più a fondo.

Insomma diciamo che in questi mesi sono un po’ cambiata, e la vera ragione per la quale ho abbandonato questo blog, è perché ho attraversato una specie di crisi, chiamiamola così. Una crisi che mi ha trasformata. O meglio, che mi ha fatta ritornare un po’ di più quella di prima. Però comunque diversa da prima. Riflettevo ieri sul fatto che, forse, questa crisi è qualcosa che colpisce tutte le mamme. E’ solo che le mamme molto materne (o molto maternage) secondo me, accusano un po’ di più il colpo.

La mia crisi è nata perché ho iniziato a relativizzare. Mi spiego meglio: ho capito che molte cose sono relative, che nessuno ha la soluzione giusta per tutto e che spesso l’apparenza inganna. Ho capito che non esistono atteggiamenti corretti o scorretti, esistono solo esperienze. Ho capito che e che a volte le cose non vanno proprio come credevi dovessero andare. E che quindi tutto è un po’ relativo.

In questi due anni ho frequentato alcune mamme che la pensavano come me, alcune che non la pensavano come me. Ho frequentato mamme “virtuali” e mamme “reali”. In questi due anni da mamma ho letto di tutto e di più, mi son tirata paranoie su ogni argomento possibile e immaginale, ho analizzato ogni piccolo particolare. Ho affrontato la quotidianità da un punto di vista bebitico, l’ho messo sempre al primo posto, ho cercato di svolgere le mie azioni quotidiane pensando a quali conseguenze potessero avere su di lui. Ho fatto tutto in base al suo meglio, alla sua migliore educazione, al suo punto di vista. Mi sono messa nei suoi panni, ho fissato degli obiettivi. Non ho dormito per mesi e mesi, che poi forse sono diventati anni. Ho offerto il mio seno, sempre e comunque, in ogni luogo e ad ogni ora del giorno o della notte. Ho sopportato anche i morsi, i graffi, le maglie “slabbrate” perché abbassate troppe volte. Ho goduto, però a pieno dei momenti romantici, quelli occhi negli occhi, io, te e la tetta. E comunque, ci tengo a precisarlo, sono stati due anni intensi, belli, bellissimi.

In questi anni, però, ho pensato di avere raggiunto la pace dei sensi, perché l’unico maschio con cui avevo voglia di dividere il letto era mio figlio. E ho seriamente pensato che non avrei mai più avuto una sessualità piena e serena (sì, l`ho pensato! E ve lo dico anche).

E poi? Poi è successo che ho smesso di allattare. E per me questa è stata una svolta. Ad un certo punto si è risvegliata in me una profonda voglia di normalità. Voglia di non mostare le mie tette a persone esterne alla coppia. Voglia di sentirmi chiamare „mamma“ prima di sentirmi chiamare „tetta“. Voglia di farci una serata noi due, senza stare con l’ansia che „senza tetta non dorme“. Voglia di comprarmi una maglia, un vestito, un maglione semplicemente perché mi piace e non perché è di facile accesso alla tetta. Voglia di fare aperitivi alcolici e, sì, di bere fino a quando ti senti la testa leggera e hai la risata facile, e di farlo senza pensare che sei una madre scellerata con il latte avariato. Voglia di pensare alle tette come ad un simpatico accessorio. Voglia di passare una notte, dico una, dormendo con le tetta dentro e non fuori dal pigiama.
Ho preso una decisione importante. E non mi sono fatta mancare mille milioni di paranoie. Eppure ad un certo punto mi son convita e, come spesso accade in questi casi, è stato molto più semplice del previsto.
(Ci tengo a specificare che l’allattamentoto prolungato fa benissimo, che è consigliatissimo pure dall’OMS e che se sta bene a tutti e due è una roba bellissima. Quindi sentitevi libere di allattare un quattrenne, cinquenne o seienne se lo desiderate. Io ero stufa.)

Insomma, ho ripreso possesso del mio corpo, del mio tempo. Ho ripreso possesso del mio sonno e del mio letto (perché il bebito, da quando ha smesso con la tetta, dorme, salvo rare eccezioni, tutta la notte, nel suo letto). Ho ripreso possesso di mio marito. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Ho iniziato a pensare che io sono molto altro oltre che una mamma. Ora, una ci pensa anche prima, eh! Però ad un certo punto la cosa si fa concreta ed è decisamente, quantomeno un po’ strano.
E, ammetto, ho avuto anche una specie di rigetto. Di rigetto per quelle come me. E ora vi prego, tiratemi le pietre. E’ solo che mi sono ritrovata in quelle situazioni un po’ così, dove c’è quella mamma superbio che va nello stesso asilo supernatural in cui ci va anche tuo figlio, che non fa altro che parlarti schifata di tutti quei giochi superplasticosi, orrendi e diseducativi; e della TV e degli zuccheri semplici, dei grassi idrogenati, delle multinazionale cattive, dei vaccini superpericolosi e dei latticini killer. Delle mamme che, orrore!, non usano la fascia e magari mettono i bambini in quei marsupi non ergonomici e pericolosissimi. Delle mamme che gridano. E tu la guardi, la ascolti. E poi dentro di te, come una specie di rigurgito, come una specie di insegna lampeggiante che si erge sul tuo sterno, senti che ti sei rotta le palle. Che te le sei rotte davvero. Che quel camioncino della Chicco che fa le musichette, in fondo a lui piace tanto e che non è male. Che non è mai morto nessun bambino per il grasso di palma contenuto nel Mottarello e che Pingu o Caillou (che sono dei cartoni animati, per chi non lo sapesse) ti sono di grande aiuto, quando è sera, sei esausta e hai voglia di farti bellamente un po’ di affari tuoi. Che se anche una volta gridi come lo stracciaio, perché te le ha fatte girare, no, non diventerà un serial killer. E che io non ho intenzione di fare harakiri per sopperire al mio quotidiano senso di colpa. Che insomma, sorelle, take it easy!

Ora, io non rinnego nulla, ma proprio nulla, di ciò che è stato. Ve lo garantisco, rifarei tutto quello che ho fatto fino ad ora. Con tanto di allattamento a-grande-richiesta, portage, co-sleeping, autosvezzamento, zero filmatini su youtube, zero giochi di plastica e zero zuccheri semplici. Tutto è stato giusto. E vorrei anche farvi notare che non è che io sia diventata una specie di mamma freak nel momento in cui sono diventata mamma. Io son sempre stata freak. O meglio, una parte di me è sempre stata freak. L’altre parte di me (quella che fino ad oggi ho cercato di sopprimere, reprimere, cambiare, rinnegare, odiare, quella di cui mi sono sinceramente vergognata) è da vera material girl.

Però ora mi sono rotta. Mi sono rotta di sentirmi in colpa, ecco. E faccio cose che fino poco tempo fa, mai e poi mai mi sarei immaginata di fare. Tipo, che ne so, accendo la TV alle sette di mattina. Così lui si guarda i cartoni mentre io mi sfumo l’ombretto. Perché sì, io mi metto l’ombretto e se lo volete sapere, mi metto anche il fondotinta, il blush e due passate di mascara. Mi depilo pure le gambe e le ascelle. E adesso quando vado a fare spese, no non entro più in quel bel negozio dove vendono pannolini lavabili, fasce multicolori, essenze per fare massaggi aromatici e meravigliosi vestiti per bambini fatti all’uncinetto. Adesso entro da intimissimi e vedo se riesco a portarmi a casa un bel reggiseno fucsia di pizzo. Magari a balconcino. Con questo non voglio dire che mi sono trasformata in una maniaca dello shopping (riesco ad andare in centro una volta ogni tanto, il resto del tempo lo passiamo nel bosco, nei prati o al parco a giocare con l’acqua).

E lo ammetto (questo è il post delle ammissioni) non è che io mi sia proprio assentata dall’internet. E’ che ho cambiato il mio target. Ho smesso, quasi, del tutto di frequentare solo mummy blog, siti specifici sull’infanzia natural, e argomenti quali “Attachement parenting “bambino non dorme”, “metodo montessori”, hanno smesso di essere i più googelati. Ora le mie navigate spaziano dalla controinformazione, all’arte, dalla musica al design. Il bricolage è sempre presente e spesso mi perdo in argomenti molto frivoli come il fashion o il make up. E no, non me ne vergogno. E che cazzo!

E il bebito? No, tranquille non l’ho abbandonato. Ci vogliamo bene come prima. Anzi, vi dirò, andiamo proprio d’accorso. Ogni tanto me le fa girare talmente che le mie urla le sentono fino in fondo al quartiere. Ma, non ha importanza. Ci vogliamo bene comunque, anche se tra una storia letta, una merenda preparata, un cambio pannolino, un bacio, un ballo scatenato, un lavoretto con la pasta di sale e un girotondo, ci sta anche la review di Clio make up sui nuovi rossetti di Dior. Si, odiatemi pure, adesso. Credo che Gisele Bünchen sia diventata il mio idolo. Vabbé lei è fighissima e supertop. Ma che c’entra. E’ solo per darvi un’idea.

Immagini prese da internet
Questo è un outing. Vero e proprio.
Bene, adesso che ho ammesso quello che sono diventata, potete anche odiarmi. Va bene, lo accetto. Mi sembrava doveroso condividere con voi questi pensieri, queste impressioni. Mi sembrava doveroso essere sincera.
Ora sono pronta a ricominciare con il blog. No, tranquilli, non trasformerò questo blog in un fashion blog. Però forse mi capiterà di parlare d’altro. State pronti e stay tuned.
E intanto vi lascio con la review di Clio. Se mai vi dovesse interessare.
Tra l'altro ho anche lanciato un nuovo look di questo blog. Che ne dite?

9 commenti:

  1. ei la mia anima gemella! Sai che sono stata ad un festival di circo, seguo la Clio pure su instagram, mi sono mbriacata a un rave? Ti aspetto il 10 a barcelona e andiamo di festipower al bioritmo fest?? O preferisci il techno del FIB? evoluzione al blog!! Giusto così!! È la perfettamente normale e mi preoccupa il contrario....

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  2. Sorella, tu ci stai troppo dentro...te lo devo proprio dire! Guarda che non ho smesso di seguire le tue adventures! Allora il dieci sono a Londra, quindi per il bioritmo fest è un casino. Però, guarda, se c'è qualche altro rave a cui imbriacarsi...tienimi informata. E poi....pure tu segui la Clio! Ma non ci posso credere! E' troppo figo: tu sei la dimostrazione vivente che si può essere della super maternage mamme, delle viveur (per usare così, un francesismo) e anche delle appassionate di make up. Adesso al posto della Gisella ci metto le tue foto :-)

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  3. Che mi sei mancata, da morire! Davvero! Non sparire, parla di quello che vuoi, ma non sparire.
    E che sei bellissima, fuori e dentro. E che mi fa ridere sapere che gridi, perchè non me lo sarei immaginato!
    Devo dire che a me è successo un po' lo stesso, più che altro per il tempo che passo con loro, basta pensare che se stanno senza di me diventeranno degli asociali, quindi vado in palestra tutte le sere, non mi faccio mancare uscite con le amiche e anche solo con il marito (abbiamo fatto pure il weekend romantico a Parigi), nonchè uso babysitter all'occorrenza. Prima non l'avrei mai fatto.
    Sto bene con me, sto bene con loro. C'è solo il mio perdere le staffe/gridare che mi fa andare ancora in paranoia, mi fa sentire una mamma degenere, ma sto arrivando a un compromesso: se mi controllo un po' di più, mi dico brava, che mica è male per una che si critica continuamente!
    Iper, stra, super iper contenta di rileggerti!
    PS: dovremmo incontrarci prima o poi...

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    1. Cara! Sei davvero un tesoro a dirmi così. E' proprio bello averti trovata, davvero, davvero! Guarda, grido eccome...però solo in casi particolari, ovvero quando mi fa uscire dai gangheri. E alla fine non penso che sia un male, anche lui deve capire che oltre ad un certo limite la mamma sbrocca.
      Ma com'è che vai in palestra tutte le sere? No, ma che figo! E poi il week end romantico a Parigi....mmmm quasi, quasi ci penso anch'io. Comunque credo che trovare il giusto equilibrio tra mamma chioccia, maternage mum e yummy mummy non sia sempre semplice...però sì, ci dobbiamo provare :-) E poi, cara...dobbiamo proprio incontrarci sì! Ti mando un bacio grande da qui!

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  4. avevo scritto un commento ma mi sa che è andato perso da qualche parte...ci riprovo. Bentornata! E congratulazioni per il matrimonio!!! Il restyling del blog è fighissimo e anche tu mi sembri piena di grinta. Ma di cosa ti scusi senti? Si cambia, si evolve, è normale e giusto così, goditi questa nuova fase! Io sono ancora in pieno tunnel: allattamento, cosleeping, pannolini lavabili etc :-)) e le ricerche su Google che citi sono proprio le mie! Però...dopo 6 mesi ho anche iniziato a farmi meno paranoie e ho capito che i compromessi vanno fatti, che ognuno ha la sua esperienza e va bene così...e sì anche io a volte detesto "quelle come me". Un abbraccio! p.s. ma tuo marito dove ha trovato lavoro? Da Mc Donald's?
    pps: anche io ho latitato per un bel po', ma ora sono tornata, passa a trovarmi se ti va! http://togetherhappytogether.blogspot.com

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    1. Ciao!! Grazie mille per il tuo commento!! Hai ragione, forse non dovrei scusarmi. E' che in qualche modo ho bisogno di scusarmi principalmente con me stessa. Questo "passaggio" ha alimentato in me una sorta di senso di colpa...anche se mi rendo benissimo conto di quanto la cosa sia stupida! E' che a volte questo "approccio" ha proprio la pecca di farti sentire una madre degenere non appena la tua voglia di non occuparti esclusivamente di tuo figlio, si fa impellente. Comunque essere dentro al tunnel, in fondo, è bellissimo...e i primi mesi per me sono stati una vera favola! Grazie mille per avermi fatto conoscere il tuo blog! E' fighissimo...e adesso mi prenderò il tempo per leggerlo con calma! Un abbraccio grande, grande.
      p.s. mio marito non lavora da McDonald's (ti immagini, che ridere) ma sai..è un chimico e siamo in Svizzera....

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    2. ahhhhhh capito! Non so perché mi ero fatta l'idea che lavorasse nel ramo alimentare. Beh senti, già che siete lì almeno sfruttate quello che c'è a disposizione - altrimenti per essere disoccupati tanto valeva non emigrare nemmeno :-)

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  5. dimenticavo: bellissima la foto del matrimonio (cioé del viaggio verso...)!

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    1. Grazie mille!!!!! (Fatta con il cellulare..ma va bene lo stesso :-)

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