giovedì 30 gennaio 2014

Attrazione fatale


Mi sono ritrovata a riflettere su quale fine stia facendo questo blog.
Ultimamente sono un po’ assente dall’internet, lo ammetto. Leggo poco gli altri blog, leggo controvoglia le e-mail (e magari nemmeno quotidianamente), mi dedico molto poco alla navigazione „generale“, alla ricerca di fatti e notizie interessanti (attività che lo ammetto mi è sempre piaciuta assai).
Il motivo? Ovvio: è il bebito.

Il problema è che per stare un pochino tranquilla al computer, devo essere sicura (ma sicura, sicura) che non ci sia presenza bebitica nel raggio di una trentina di metri. Perché il computer ha su di lui un’attrazione fatale, una specie di charme senza pari. Stessa cosa dicasi per lo smartphone che, se mai fosse possibile, ha un fascino ancora maggiore. E quindi capita che se io, che ne so, mi voglia leggere qualcosa in santa pace sull’internet, lui butti all’aria i cubetti di legno/il trenino/i fogli da disegno/ la palla/ i libri per fiondarsi sulla tastiera del mio computer. Pigiando tutti i tasti e creando fenomeni strani e sconosciuti ai più (tipo, che ne so, cambiarmi in modo irreversibile le impostazioni dello schermo, oppure impostare una foto assurda sul desktop). Da qui nasce lo scazzo famigliare („amore, no dai, dai, ahia, no, azz, non cancellare tutto! Aspett! No, o! No, che fai!.
Vabbé. Giochiamo con la palla?“)


Capiamoci: non è che io sia tecnofoba per principio, eh! Una di quelle che „io la televisione e il computer a mio figlio giammai!“. Lo so benissimo che viviamo in un mondo tecnologico, che i nostri figli avranno a che fare con tablet e smartphone molto più di quanto non ne abbiamo avuto a che fare noi. Lo so benissimo che il proibizionismo non porta da nessuna parte e ingigantisce i problemi.
E’ solo che non voglio nemmeno che si imbesuisca a 20 mesi, che si ipnotizzi davanti ad uno schermo quando ci sono milioni di altre cose da fare. O forse mi sbaglio?
Perché in fondo anch’io a volte mi imbesuisco davanti ad uno schermo...e se i nostri figli ci usano a modello la frittata è presto fatta.
Insomma la faccenda è un tantino complicata.

Lo scorso fine settimana siamo andati tutti e tre a fare una gitarella fuori porta: in una cittadina sul lago, abbiamo visitato una bella mostra, siamo andati al ristorante, abbiamo pernottato in una casa-villa collocata in cima ad una collina. Insomma abbiamo fatto quello che un tempo poteva definirsi „week end romantico“. Oggi è un „week end in famiglia“.
Naturalmente ci siamo documentati su quali posti locali/ristoranti fossero un pochino „baby friendly“ nel senso che almeno ci si poteva star comodi con un bambino e che almeno avessero i seggioloni per i tavoli (requisito per me fondamentale per far sì che la nostra allegra famigliola ci si sieda a mangiare).
Siamo capitati in una graziosissima crêperie, una di quelle un po’ trendy e un po’ art nouveau. A fianco a noi c’erano due tavolate giganti: una di adulti (il tavolo dei grandi) e una di bambini (il tavolo dei piccoli), al quale erano seduti circa sei o sette bambini. Tutti attaccati ai giochini elettronici. Tutti zitti. Tutti presi benissimo dai loro aggeggini.
E così mi sono guardata attorno scoprendo di essere finita in un locale pieno di bambini, cosa che di solito si capisce all’istante, appena si apre la porta. E’ solo che se i bambini sono tutti seduti composti ai loro tavoli, tutti attaccati a giochini/IPhone/IPad, la loro presenza diventa piuttosto mimetica. Tutti concentratissimi attaccati agli schermi, tutti tranne uno, anzi una. Una bimba con i capelli castani e una fascia rosa, con le scarpette di vernice con la fibbia. Una bimba che guardava un libro illustrato, con i gomiti appoggiati sul tavolo e una gamba a penzoloni. Non so perché, ma mi è sembrata una visione così romantica.

Ora, io non voglio giudicare, credetemi. Anche a me è successo di andare ad una cena, di rivedere gente che non vedevo da tempo, di farci chiacchiere interessanti e poi di girarmi e vedere il bebito tutto intento a schiacciare i tasti dell’IPhone di un nostro amico. E ricordo che non dissi proprio nulla, anzi pensai „bene almeno se ne sta tranquillo per un po’“.
Perché diciamoci la vera verità, tutti questi stratagemmi tecnologici in fondo non sono altro che dei parcheggi: il bimbo si prende bene e il genitore respira per un po’. Il rischio è, ovviamente, di respirare troppo, accompagnati da un bambino che si prende troppo bene.
Perché io sarò anche pazza e reazionaria, ma credo che queste robe qui non facciano per niente bene. Anzi, credo che alla lunga facciano proprio male. Ma male, male eh!
E non lo dico solo io. Lo dice la comunità pediatrica internazionale. I nostri bambini si stanno rincoglionendo, stanno smettendo di sperimentare al natura direttamente, di imparare dai loro errori, di fare esperienza diretta delle leggi del mondo che li circonda. Le macchie d’erba sui pantaloni e le ginocchia sbucciate, insomma, sono in netta diminuzione. È per contro le dita a banana e gli occhi a palla sono in grande aumento.
E’ parliamoci chiaro, tutte le nostre case, negli ultimi quindici anni, si sono riempite di gingilli tecnologici, alcune più altre meno. Le nostre vite sono diventate sempre più frenetiche e conciliare casa-lavoro-bambini-vita coniugale più o meno normale è diventato come risolvere un cubo di Rubik. Va da sé che se i bambini sono fatalmente attratti dalla luminescenza degli schermi, che i genitori sono stanchi da interminabili giornate di lavoro (e interminabili viaggi per andarci e tornarci dal lavoro), la tentazione di piazzarli davanti ad uno schermo è tanta. E c’è chi cede. E forse tutte queste cedere ha fatto così che l“asticella“ della normalità si sia fatalmente alzata, rendendo il contatto bambini-tecnologia praticamente quotidiano. Con quali conseguenze?
Non lo possiamo sapere, in realtà. Ma il rischio di rincoglionimento con conseguente azzeramento del senso critico è in agguato. E il futuro non è tanto roseo.
Come dicevo prima, però, talebanizzarsi dietro ad un’ideologia non è il massimo. E proibire assolutissimamente, nemmeno. Come uscire dall’impiccio?
Le „brave mamme“ dicono „proporre delle alternative“. E naturalmente hanno ragione.
E poi apro parentesi. Ovviamente esiste un uso didattico della tecnologia. Un uso a me sconosciuto e misterioso. Quando io andavo alle elementari non esisteva manco la fotocopiatrice. Le schede scolastiche si facevano con il ciclostile. Oggi probabilmente c'è il computer, o il tablet. E non per forza deve essere un male.
Ora, io vi assicuro che ancora non ho ceduto al fascino di Youtube. Nemmeno con l’influenza, nemmeno annoiata a morte, nemmeno nei momenti di massimo scazzo. Per il momento Youtube (con tutto il suo companatico di Peppa Pig, lo zecchino d’oro, Teletubbies e chi più ne ha) ancora non sono entrati nelle nostre vite. E fin che Fort Knox resiste, resistiamo.
Però la televisione ormai nelle nostre vite ci è entrata, lo ammetto. La domenica mattina è dura essere attivi alle sette, è dura trovare delle alternative. Tant’è che io dormo. Si alza il mio compagno, che di solito striscia verso il divano e accende la TV. No, non è un teledipendente, credetemi, è uno che la TV quasi la odia.
E la domenica mattina, naturalmente, i programmi per bambini si sprecano. Noi, grazie al cielo, prendiamo solo la televisione svizzera, niente canali „strani“ quindi. Di conseguenza ci diamo dentro di cane Peo. Che tra l’altro da su un po’ i nervi.  Ma che ci vogliamo fare.
Che dite siamo sulla sicura strada del rincoglionimento bebitico?

1 commento:

  1. Allora io non so aiutarti perchè sono messa come te, però al contrario. Cioè qui la televisione è sempre spenta e per sempre intendo che da quando siamo arrivati in Francia ad agosto l'abbiamo accesa tipo 5 volte la sera io e il Navigante.
    Però io accendo il computer dopo pranzo quando i bimbi vanno a nanna e rimane acceso fino a dopo cena. Per carità non ci sto sempre davanti e loro non guardano quasi mai video, capita tipo una volta a settimana che gli faccia vedere un'oretta di video (Pocoyo, cantajuegos, canzoni Walt Disney o OuiOui), rigorosamente seduta con loro, però è acceso, ci sentiamo le musiche, io ogni tanto mi siedo, sbircio, cazzeggio. Poi in viaggio (intendo quando facciamo lunghi viaggi in macchina o aereo) ogni tanto mi avvalgo dello smartphone in caso di estrema necessità, ma al ristorante proprio no, mi porto libri, giochini, colori, li faccio camminare, li proto fuori mentre aspettiamo, ma rincoglionirli così no!
    E io sono considerata una talebana in questo senso perchè non guardiamo la tv, eppure con sto computer acceso mi sembra comunque di eccedere...

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...