lunedì 12 agosto 2013

L’estate porta consiglio. Viva l’alpeggio e viva Segantini.



Parliamoci chiaro, l’estate è meravigliosa. Tutto sembra molto più carino, gioioso, divertente, leggero e simpatico…d’estate.
E vi dico tutto ciò senza essere in vacanza! Perché sappiate che agosto non è il sacro-mese-delle –vacanze quassù dove mi trovo. Anzi, oggi hanno riaperto le scuole, per dire. L’estate sta quindi lentamente volgendo al termine e nei negozi della sorniona capitale svizzera si trovano già zucche, funghetti e foglie morte. Lo so è quasi ferragosto. Ma qui siamo a Berna. Che ci dobbiamo fare.

C’è da dire però che, di questi tempi, stiamo facendo un bel po’ di gitarelle fuoriporta: week end a zonzo con bici&birocin, domeniche al lago e sabati in giardino con tanto di tenda piantata (e fornello per il caffè). Insomma un po’ come essere in vacanza, senza esserlo veramente.

E poi ci siamo concessi ben quattro giorni in alpeggio. Ebbene sì avete capito bene: io, lui, il bebito e tante capre.
La nostra mini (ma proprio mini!) attività di alpigiani è iniziata circa due anni e mezzo fa, quando il bebito ancora non esisteva e per la verità nemmeno era in programma.
Un bel dì, dopo aver ascoltato un’interessante trasmissione radiofonica, dissi al mio compagno: “potremmo andare a fare i volontari all’Alpe, che ne dici?”. E così in quattro quattr’otto trovai un contatto, mi accordai e partimmo per visitare l’Alpe in questione. Non vi sto a dire che alla partenza ero gasata come non mai.

Allora, devo puntualizzare che la mia (vaghissima) idea di vita di Alpeggio era una robina alquanto stereotipata, robe tipo "io e te come Heidi e Peter e le caprette che ci fanno ciao”. La realtà naturalmente ci si presentò ben diversa: freddo e gelo, acqua calda con il contagocce, servizi igienico sanitari di fortuna (costituiti da una simpatica strutturina con un buco e della segatura dentro, simpatica eh!), ritmi serrati (tutto quello che non era mangiare e dormire…era lavoro).  Insomma passammo due notti nella “stanza” degli ospiti: il fienile; solo che era senza fieno, senza una vera porta, senza luce, ma in compenso con un tetto in pietra e tanti topi (talmente tanti che una delle alpigiane si lamentava del fatto che una topa le avesse partorito in un calzino. Non è uno scherzo).

Dopo il week end tornammo a casa in bicicletta e sui tornanti del passo dell’Albula ricordo che mi misi a piangere. Piansi tanto e non solo per la fatica ma anche, e soprattutto, perché io lì non ci volevo più tornare! Solo che ci eravamo già accordati, contavano sul nostro aiuto e mi pareva brutto fare la fighetta di turno che si spaventa per un po’ di freddo (si vabbé abbiamo raggiunto gli zero gradi), qualche topolino (qualche?) e una toilette non proprio comfort (non ve la spiego che è meglio).
Così accettai il mio destino, misi nello zaino il minimo indispensabile (più tecnico e caldo possibile), tutta la mia buona volontà e il mio coraggio. Ricordo che mentre salivamo per raggiungere l’alpeggio mi dissi che forse era il caso di fare un gioco immaginario: le risorse del pianeta erano ormai finite, impazzava una guerra civile e noi eravamo dei survivors. Quindi cara grazia che avevamo un tetto sopra la testa,  qualcosa da mangiare, formaggio, latte a volontà e legna per scaldarci.

Come è andata?
E’ stata dura, ovviamente, ma solo per poco. Poi la sorpresa di trovarsi bene ha preso il sopravvento. Il mio compagno si occupava prevalentemente di portare al pascolo le capre (120 capre, mica poche!) spaccare la legna e fare altri lavori simili. Io invece spazzavo, davo una mano in caseificio, vendevo il formaggio agli escursionisti di passaggio, tentavo di accendere il fuoco della stufa (operazione che non mi è mai riuscita con grande successo), lavavo i piatti, davo da mangiare alle galline. Sveglia alle sei (ed eravamo fortunati, perché c’era chi si doveva alzare alle cinque), nanna alle nove e mezza, distrutti. E noi, in quanto volontari, non ci occupavamo dei compiti più faticosi come ad esempio mungere e trasportare il latte.

E’ stato una specie di salto nel tempo, un tempo in cui niente era scontato nemmeno la luce, il calore o l’acqua calda. Ed è stato un modo per imparare ad apprezzare le piccole cose: il cielo stellato e meraviglioso, il caldo della stufa, lo scampanellio delle capre, le mattine frizzantine, le colazioni abbondanti e i pranzi e le cene in enormi tavolate di “lavoratori”. Ho incontrato decine di escursionisti, ho imparato a richiamare un gregge di capre (insomma più o meno) a dormire al freddo e a non avere paura degli animali selvatici (forse è degli uomini che bisogna avere più paura ?!). Ho imparato che il troppo che abbiamo sta iniziando a strangolarci, impedendoci di vedere e di vivere quello che la natura ci offre (e che ci sta sotto al naso).

Insomma una bella esperienza, và.

Tanto bella che il mio compagno ha deciso di ripeterla, quest’anno. Mentre io, il bebito e la mia amica ce la spassavamo sulle spiagge di Minorca, lui portava a spasso le capre. Bisogna dire che io me ne stavo bene pure spaparanzata a Minorca. No, giusto per precisare.

Comunque, alla fine siamo rimasti in contatto con gli alpigiani i quali, tra l’altro, hanno condiviso con noi un’esperienza simile: hanno avuto una bambina un mese prima del bebito (e ne avranno un altro giusto tra un mesetto….caspiterina!).

Insomma tutto ciò per dirvi che alla fine abbiamo deciso di concederci questo lungo week end all’Alpe dove il bebito ha conosciuto capre, maiali, mucche, galline e cani da pastore (quest’ultimi da molto, molto vicino…tipo che hanno condiviso la cuccia e i giochi, per dire). E che bello è stato! Unico neo è che il mio figliolo non ne voleva mica sapere di dormire la notte...secondo me perché era troppo gasato (la mattina si svegliava alle sei tirandosi su ed emettendo gridolini tipo marmotta, per darvi un’idea).

Comunque: esperienza in alpeggio altamente formativa per bambino, mamma e tutta la famiglia. Pensate che la moglie dell’alpigiano, con una bambina di 15 mesi e una panza di 8 mesi, si rendeva comunque utile come poteva. E le condizioni di vita all’alpe, come vi ho detto, non è che siano proprio, ma proprio easy. Eppure nessun problema…dopo il parto tornerà su all’Alpe, tra le capre, tutti belli tranquilli e sereni. Chapeau!
Io, Il bebito e le capre

E poi questa permanenza in Bregaglia mi ha fatto venire in mente Segantini. Confesso di non essere mai stata una grande fan del pittore e ammetto che ci sono stati tempi in cui mi bastava vedere un paesaggio su una tela per girarmi dall’alta parte. Eppure con l’età s’impara anche ad apprezzare i paesaggi. E s’impara ad apprezzare un artista come Segantini, che dietro ai suoi dipinti nasconde tutto un universo, un mondo fatto di natura e mistero, di vita e di morte, di sogno e di realtà. E opere come “le due madri” o come “le cattive madri", che fino a qualche tempo fa avrei tacciato pure di misoginia, ora mi sembrano così sensate. Pensa un po'.
LE DUE MADRI (1889).Giovanni Segantini

LE CATTIVE MADRI (1894) Giovanni Segantini


LA MORTE (1898-99)

Sto diventando conservatrice, è ufficiale. Mah!

4 commenti:

  1. ehehehe mica ce le avete solo voi le capre, noi ce le avevamo in campeggio in croazia!
    Su come accendere il fuoco avevo scritto un tutorial sul blog, pensa te, nel caso ci fosse ancora qualche sprovveduto in giro senza riscaldamento autonomo o stufa a pellet che si accende da sola, quindi prendi appunti, le stufe per me non hanno più segreti!


    E vederti con la felpa...brrr brivido lungo la schiena, che invidia!

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    1. E pensa che per dormire ne ho messe due di felpe...una sopra l'altra! Grazie per il tutorial...adesso provvedo ad imparare. Che imbra che sono!

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  2. Nooo, ma dai!!! Fantasticooo!!!! Davvero!!! Però ammetto che non so se ce la farei, anche se poi in fondo mi sto documentando per i campi lavoro all'estero (tipo negli orfanotrofi o nelle fattori) da poter fare con i due nani al seguito e mi sa che un po' è lo stesso.
    PS: ho battuto la moglie dell'alpigiano visto che i miei due pupi hanno 14 mesi di differenza...però io a 8 mesi me ne stavo spaparanzata al sole, non dietro alle capre :))))

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    1. Cara, con due pupi con 14 mesi di differenza...puoi fare TUTTO. Davvero!

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