martedì 26 febbraio 2013

Moccoli

E poi, proprio quando stavi iniziando a pensare che l'avevi scampata, che in fondo ti era proprio andata bene, arriva lei. Qualche giorno prima stavi iniziando a far quadrare le cose, a dirti che tutto-va-benissimo-aspetta-un-attimo. Insomma stavi lì bella, bella tranquilla, senza proprio pensare che tutto potesse cambiare da un momento all'altro, un po' come una randellata presa sul coppino in un modo fulmineo e istantaneo che proprio non te l'aspettavi. Nossignori, non sto parlando del recente risultato elettorale italiano, mi dispiace ma non sono abbastanza lucida per parlare di politica. Sto parlando di lei: l'influenza. Non la mia, naturalmente (io ho già dato, ovviamente), sto parlando della sua: l'influenza bebitica.
Sempre concentrati sul "penso positivo" devo dire,  a onor del vero, che il nostro bebito è stato sano come un pesciolino per ben nove, dico nove, mesi. Quindi adesso star qui a lamentarmi può apparire un tantino, come dire, anacronistico. Ma vabbé, lasciatemi lagnare un po' in pace.
(E bisogna anche dire che visto il risultato elettorale italico, star qui a lamentarmi per un banale raffreddore può sembrare un po' uno sproposito).

Vi assicuro, però, che quando ti viene tolto il sonno, ti viene tolta anche la lucidità. Perché qui si passano le notti tra uno starnuto, un "rumore di muco nel naso-che-fa-su-e-giù", urli e lamenti. E io sono passata dalla fase "ti sto vicina, vicina povero amore mio, perché quando si sta male si vuole solo la mamma" a "aiuto, non ce la faccio più". E stanotte, per la prima volta, ho fatto inconfessabile. Inconfessabile che mi sto accingendo a confessare.

Ieri sera nanna un po' più tardi del solito, lavaggio del naso con acqua e sale (che mi fa venire il patema d'animo perché mi sembra di stare torturando la mia povera creatura), tetta, sonno. Poi sveglia all'una: tetta-ciuccia-nanna. Poi sveglia alle due: grida-tetta-ciuccia-nanna. Poi sveglia alla tre: grida-grida-grida- tetta-ciuccia-ciuccia-nanna. Poi sveglia alle tre e mezza: grida-grida-grida-tetta -mordi -tetta-mamma-è-sclerata. E così sulla sveglia alle tre e mezza (l'ora è approssimativa, ovviamente) mi sono alzata e mi sono chiusa in bagno, abbandonando il bebito urlante nel letto. E' che non so se qualcuno vi ha mai azzannato un capezzolo con quattro denti appuntiti (no, ragazze non in quel modo lì tipo fantasia erotica vampiresca, che avete capito!), o se qualcuno ha avuto l'esperienza di essere azzannate dopo notti insonni, ma vi assicuro che si vedono tante stelline luminose come nei cartoni animati. E vi assicuro che il meno che si può fare è correre in bagno, chiudere la porta e mettersi lì  con la testa fra le mani, anche se lui sta gridando e probabilmente avrà svegliato tutto il condominio. E poi pensare seriamente: io non ce la faccio veramente più.
Cosa sia successo tra le quattro circa e le sette, non me lo ricordo. Però il bebito è vivo e senza febbre, io anche e per fortuna che oggi lavoro di pomeriggio e non di mattina.
Nel frattempo io e lui ci stiamo trascinando per casa. Perché la lucidità l'abbiamo persa entrambi: io ciondolo in pigiama, con il capello selvaggio, l'occhiaia che si è trasformata in una mensola e il capezzolo dolorante, lui emette moccoli verdastri che si spalma poi teatralmente su tutta la faccia (questo anche perché non sono abbastanza svelta da acchiapparli in un fazzoletto, ma cosa volete i riflessi sono quello che sono). In più riesce a farsi male con qualunque cosa entri in contatto, che un libriccino (cerca di aprirlo e se lo infila in un occhio e piange), una macchinina (cerca di morderla e non ci riesce e piange), il telecomando della televisione (se lo sbatte in testa e piange), un pezzo di mela (che va di traveso e piange).
Comunque, c'è da dire, che durante il giorno le cose sembrano sempre molto meno drammatiche e questa è una buona cosa. Perché l'influenza passerà, l'inverno anche e quindi non facciamoci troppo prendere dalla disperazione. Ogni cosa è transitoria. Speriamo che questo transito passi in fretta.
E poi all'una vado al lavoro. Ah già. Ohmiodio.

1 commento:

  1. La cosa che mi piace di te è che prendi tutto con ironia. E poi è giusto dire che la maternità non è mica tutta rose e fiori, ci sono anche momenti bui, difficili, il problema è che se ne parla sempre troppo poco!

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