domenica 20 gennaio 2013

Mentalità belga


Reduce da qualche giorno di influenza, rieccomi.
In realtà non è che abbia proprio preso l'influenza, diciamo piuttosto che ho preso freddo. Tanto freddo. Tantissimo. E credetemi, quando si prende tanto freddo si finisce per ammalarsi, proprio come diceva mia nonna.
E' che quando si ha un bambino piccolo si fanno cose strane, cose che prima mai ci si sarebbe immaginati di fare, cose pazze.
E questa che vi sto per raccontare è, fino ad ora, la più pazza di tutte (ok, mettere le mani nella pupù per pulire un pannolino lavabile...è forse peggio, ma non è tanto divertente da raccontare).

Dovete sapere che ho la fortuna (o la sfortuna?) di abitare a quindici minuti a piedi dal mio posto di lavoro. Questi quindici minuti si riducono a circa otto se la tratta è fatta in bicicletta Conseguentemente avendo le tempistiche piuttosto serrate (causa tata che ad una cert'ora se ne deve andare e bebito che ad una cert'ora deve mangiare) uso allegramente la bici per recarmi al lavoro. Allegramente si fa per dire, anche perché qui le temperature sono polari e tra casa mia e il lavoro c'è giusto un cavalcavia dell'autostrada che mi spezza le gambe in due. Ma vabbé, stringo i denti e pedalo.


Sta di fatto che la scorsa settimana ho avuto un impegno lavorativo "fuori sede", sarebbe a dire in un altro quartiere della città, il che mi mi ha messo un pochettino i bastoni fra le ruote (della bici).

Così, non volendo chiedere di nuovo alla tata di allungare il suo tempo di lavoro, ho pensato bene di non prendere l'autobus ma bensì la mia cara dueruote, "così faccio prima" mi sono detta. E poi, vai di "mentalità belga". Cosa sarà mai questa "mentalità belga"? E' quella a cui si appella il mio compagno (ciclista per passione) ogni volta che esce di casa in condizioni climatiche estreme: pioggia, vento, grandine, bufere di neve o uragani. Risaputamente i ciclisti belgi non li ferma niente e nessuno. Peccato però che anche il mio compagno e al sua mentalità belga, la scorsa settimana abbiano lasciato la bici parcheggiata.

Io invece, pur di non far aspettare il bebito (e pur di non farmi esplodere le tette in piena produzione lattifera) ho pensato bene di farmi una bella tirata in bicicletta, alle otto del mattino, con la colonnina di mercurio che segnava i - 9. E di rifarmi poi la tratta al ritorno, con la temperatura che non ne voleva sapere di salire sopra lo zero e la neve che iniziava a picchiettare. Dico a picchiettare perché faceva talmente freddo che la neve tendeva a ghiacciarsi creando delle palline saltellanti. Che quando sei in giro in bici, è piuttosto comodo. E come se non bastasse il gelo, la tratta al ritorno è stata contraddistinta da un cavalcavia (sto giro della ferrovia) e da un lungo falso piano che mi ha accompagnata fino a casa. Oltre ad essere congelata ero quindi anche appiccicata all'asfalto con tanto di lingua di fuori per affanno dilagante. Ho desiderato ardentemente che ad un certo punto uno dei passanti si prendesse di pietà e mi desse la classica spintarella da tappa di montagna.
Che poi c'è da dire che, occhei, sono piuttosto fuori forma.
Sono giunta a casa con dita, naso e cosce surgelati. Le dita erano talmente congelate che non riuscivo a coordinarle per chiudere il lucchetto della bici.
La sera stessa ho cominciato ad essere malaticcia.

Ora voi penserete che io sia scema. Credetemi l'ho pensato anch'io. E' che quando c'è il bebito che aspetta e che ha bisogno di me, niente mi può fermare. Ed è lì che esce la mia mentalità belga, nonostante io sia una che il freddo lo patisce come un ghepardo in Antartide.

Infatti s'è visto, che di belga mi è rimasta (in parte) solo la mentalità. Il fisico, invece, è quello che è.
Così ho passato il fine settimana chiusa tra le mura di casa, avvolta nel piumino. E al bebito non gli è sembrato vero di poter passare tutta la giornata abbarbicato alla mamma con la tetta a disposizione self service. Beato lui.
C'è poi da dire, per dovere di cronaca, che in questa domenica mattina, ce la siamo presi con la meritata calma: sveglia alle dieci, colazione con cappuccino e panino con nutella (trovata pronta, grazie al superpapà), bagnetto al bebito e poi diretta sul divano ancora con addosso il pigiama. Poi, rassegna stampa dei miei blog preferiti, ascoltando musica. Mi è mancato solo un latte macchiato a fianco al computer.
Intanto ascoltatevi questa. E buona domenica a tutti. Altro che mentalità belga.

4 commenti:

  1. uno dei miei soci è belga, arrivato pure lui qua al Sud con l'Erasmus. Ed è uno che viene a lavorare in bici se non ha bisogno dell'auto pure con un vento che in questi giorni soffia a 70-100 km/h, che mi ha scoperchiato la zona lavanderia eppure lui eccolo, arrivare in bicicletta, ci mette un'ora con il vento e 40 minuti senza. Maledetto, io appena un po' di vento e mi scoppia la testa....

    RispondiElimina
  2. Ecco lo vedi! I belgi son così....riescono ad andare in bici ovunque e comunque e in particolare il vento ci fa una pippa. Io ci provo! (Anche perché appena guarita mi son rimessa in sella)...vediamo come va. Mah....

    RispondiElimina
  3. Complimenti per la tenacia. La maternità fa miracoli e ci fa scoprire un'energia inimmaginabile. Mi piacciono molto i tuoi scritti ed il tuo stile. Brava Rosi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Annì!!! Mi fa davvero, davvero piacere! In effetti è proprio così, con la maternità si scopre il proprio lato invincibile!!

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...