domenica 27 gennaio 2013

Il rosa e l'azzurro

Fino ad oggi ho avuto la fortuna di dover comprare pochissime cose per il bebito. Questo perché ho avuto il privilegio di avere delle simpatiche amiche che mi hanno passato quasi tutto.
Però, si sa, qualcosa manca sempre: un cappellino, un paio di calze, una giacca. Quello che ho potuto l'ho preso usato, ma mi è inevitabilmente capitato di bazzicare per qualche negozio di articoli per bambini.
Nello specifico l'altro giorno ho comprato due paia di calze al bebito e mentre le compravo notavo i soggetti impressi su tali calze: macchinine su un paio e una betoniera sull'altro. Ora, non è che io abbia scelto i soggetti in questione perché particolarmente simpatici o divertenti, è che non c'era alternativa. A meno che non volessi comprargli delle calzine rosa con i fiorellini.
Ci tengo anche a specificare che io non ho proprio niente contro macchinine e betoniere ma non ho potuto non notare che di trattorini, trenini, camion e cose varie ne abbiamo i vestiti (quasi) pieni. E fino ad ora non ci avevo veramente fatto caso.
Così ho iniziato a passare mentalmente in rassegna i vestiti che metto abitualmente al bebito e, oltre al fatto che i mezzi di trasporto si sprecano, spesso sono arricchiti da scritte tipo "Race team" o da versi onomatopeici come "Vroooom vrooom" o "Brum Brum".


E mi sono chiesta: ma è perché ai maschi piacciono tanto le macchine e i camion che glieli mettono ovunque, oppure è perché sono ovunque che va a finire che gli piacciono?
Insomma è un po' lo stesso discorso che si fa con la moda: certe cose ci piacciono veramente? Perché parliamoci, secondo me, ci sono cose che i ci farebbero schifo, è solo che le vediamo sempre, le hanno tutti, se non ce l'hai sei out e quindi va a finire che ci piacciono un casino (vedi ad esempio le spalline da giocatore di football che si usavano negli anni '80 oppure o i pantaloni da ciclista dai colori sgargianti che si usavano negli anni '90).
Insomma da una parte fa ridere, dall'altra ti ritrovi ad interrogarti sul fatto che i gusti del tuo figliolo neonato potrebbero essere stati, in parte imposti, dal mercato.
Per restare in argomento, ma non troppo, quando ero incinta del bebito abbiamo deciso non saperne il sesso. La reazione generalizzata di amici e parenti è stata "e adesso cosa gli comprate".
E ora ammetto spudoratamente di non aver voluto sapere il sesso anche per questo: non sopporto quei vestitini rosa confetto, quelle robine azzurrine pastello. Odio il rosa e l'azzurro, non come colori in sé ma piuttosto quello che rappresentano.
Trovo noioso, limitante e a tratti anche sconcertante che si voglia dividere i sessi in maniera così sfacciata, già a partire dalla culla. Voglio dire, ma perché?
E se c'è una cosa che mi urta particolarmente sono quei bambinelli vestiti da bomboniere, decorati con fiocchi e merletti. E quei bambini di solito sono delle bambine. Perché, parliamoci chiaro, alle femmine capitano le cose peggiori, anche quando sono cresciutelle: gonnelline plissettate, scarpe di vernice, camicie con i colletti bianchi e i fiorellini. Insomma uno spudorato invito a stare composte, essere carine, a non sperimentare, non saltare, non rotolarsi nell'erba, a fare le brave. Perché quando le femmine si comportano da "bambini" (e uso la parola bambini in maniera neutrale) vengono considerate dei "maschiacci". E conosco donnine cresciutelle che considerano sé (e di conseguenza si comportano) delle simpatiche bamboline da esposizione, delle principessine da salvare.
Per carità la stessa cosa può capitare anche ai maschi, ma secondo me in maniera minore, perché i maschi, è cosa risaputa, sono più "discoli" delle femmine (à da capire se i bambini maschi sono effettivamente più agitati delle femmine, o se anche qui si tratta di un'imposizione culturale,  che nasce da queste piccole divisioni dei sessi, un'impostazione lì fin dalla culla, che si è infilata tra il rosa e l'azzurro).
Tornando al mio bazzicare per negozi di articoli per bambini, non so se vi è mai capitato di notare che i giocattoli sono, di solito, ben divisi e ben distinti tra i sessi: camion, macchinine e trenini da una parte, bambole, passeggini e barbie dall'altra. E poi c'è anche la parte più sconcertante, quella che mette i giochi di abilità e intelligenza dalla parte dei maschi e i ferri da stiro rosa, pentoline e aspirapolverine dalla parte delle femmine. La cosa credo si commenti da sola.
Come anche il fatto che spesso dalla parte dei maschi si trovino i piccoli utensili (come ad esempio trapanini di plastica, martelli e via di seguito) e dalla parte delle femmine invece troviamo tutto il necessario per le arti decorative: un po' come dire "i maschi costruiscono le femmine decorano".
Ecco questa roba qui, adesso lo dico, mi fa schifo.
Poi, per carità, c'è da dire che anch'io da bambina ho giocato con le barbie, mi sono vestita da principessa e probabilmente ho avuto anche un piccolo ferro da stiro e questo non ha fatto di me una casalinga sottomessa e disperata. Ovvio. Ma il tentativo di agire sulla prima infanzia secondo dei cliché sessisti la trovo una cosa un tantino sconcertante. E il fatto che spesso alle femmine tocchino i giochi più sfigati credo sia l'anticamera della discriminazione.
C'è poi da dire che qui in Svizzera interna i negozi di giocattoli sono cambiati molto negli ultimi anni, e la divisione netta tra i sessi si è sempre di più assottigliata.
Comunque sia sono molto felice di mandare il bebito all'asilo nel bosco, perché all'asilo nel bosco i giochi non ci sono. Nella filosofia di tale asilo c'è infatti l'idea che tutto può diventare un giocattolo: una foglia può essere un cappello, un pezzo di legno un trenino, un bastone una canna da pesca. Basta far lavorare la fantasia e la creatività, attitudini delle quali bambini (maschi o femmine che siano) sono ricchi (basta non tarpargli le ali con il mocio weleda portatile).
Mamma! Che bello, da grande voglio pulire i cessi.

Oppure si può sempre optare per questo approccio "fusion" direi molto, ma molto innovativo:
 
 (Per dovere di cronaca, questo è il catalogo di un negozio di giocattoli svedese. Questi svedesi...ne sanno una più del diavolo).

4 commenti:

  1. primo commento: ma il bambino del catalogo che asciuga i capelli è gay?

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  2. ahaaha scusate ma la battuta mi è uscita spontanea.

    A parte ciò...rosy hai abbastanza ragione. La domanda che poni è tipo: viene prima l'uovo o la gallina...in realtà credo che gusto e moda siano strettamente legati e influenzati uno dall'altra. La consolazione è che i bambini crescono con mille stimoli, al di là dei colori imposti. Quindi è molto vero che i merletti e le cazzatine delle bambine sono davvero uno status symbol svilente. Ma è anche vero che le mamme possono scegliere di non comprarli. Cioè..secondo me bisogna sempre evitare le esagerazioni. Ma vorrei anche portare due testimonianze, per far però capire che noi viviamo immersi nella nostra cultura e la cultura in cui viviamo non si può cambiare dall'oggi al domani. Mi spiace doverlo dire, ma essere la pecora nera, non farà diventare nere anche le altre pecore. Io da bambina indossavo i vestiti che erano appartenuti a mio fratello. Quindi roba da maschi. A 8 anni ricordo di aver voluto esplicitamente un vestito a fiori. Mia mamma me l'ha quindi comprato e ricordo quel vestito ancora oggi con felicità. Ero una bambina e anche se mi vestivano da maschio, restavo comunque una bambina. Giusto o non giusto io volevo i fiori, volevo sentirmi carina e corteggiata, volevo sentirmi donna. Avevo 8 anni. Per questo quando mio fratello stava per comprare a mio nipote una bicicletta rosa perchè costava meno, io l'ho supplicato di non farlo. Mi spiace dover appartenere alla massa, ma una bicicletta rosa ad un bambino non si può comprare. Mio fratello è un rivoluzionario, uno che dei ruoli sociali se ne sbatte e quindi non era d'accordo con me. ma mi ha accontentata e mio nipote ha oggi una bicicletta rossa e blu con scritte gialle. Molti possono non essere d'accordo con questo e vi assicuro che nemmeno io sono d'accordo con ciò. Se vivessimo in un mondo in cui il rosa e l'azzurro non contassero nulla, non mi porrei questi problemi. ma non è così. Noi viviamo in un mondo in cui i colori contano; l'unica cosa che noi possiamo fare è accettare le regole culturali e fare del nostro meglio affinché esse non prevarichino sulla nostra propria personalità e quindi sula personalità dei nostri figli. Dopotutto scusate, ma un maschio che si cura le unghie o una femmina body bilder...non si possono vedere! quindi ultimo avviso: viviamoci la nostra sessualità con relax e Rosy, ricorda di fare il bagnetto al bebito con l'amuchina quando torna dal bosco! :-)

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    1. Cara Chiara, il bambino parrucchiere è gay per forza. Anche perché tutti i parrucchieri maschi sono gay (sto ironizzando...per chi non l'avesse capito!)
      Capisco benissimo il tuo discorso e lo condivido. Viviamo in un contesto culturale e siamo esseri sociali, conseguentemente è normale (e spesso anche sano) sapersi integrare (e questo vale per noi come per i nostri figli). Allo stesso tempo, però, credo che certe caratteristiche esistano per delle convenzioni e che, a volte, queste convenzioni non siano del tutto condivisibili. Quindi io non dico di comprare una bici rosa ad un maschietto (dai, effettivamente è una roba senza senso) o di negare a una bimba un vestito con i fiori, se lei lo chiede, dico soltanto che dovremmo stare un po' più attenti nell'indirizzare i loro gusti. E forse un po' più di "fusion" tra i sessi non sarebbe male. Comunque...pure un uomo body builder presenta i suoi limiti, eh! Un salutino...è bello "sentirti" qui!

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