sabato 13 ottobre 2012

I soldatini


Il trasloco è fatto e io sono di nuovo in rete. Ci sarebbero tanti post arretrati che aspettano di essere conclusi. Ora però devo proprio scrivere questo.
Mi è capitato recentemente di sentire una conversazione sul tram:
  • Signora, come stanno i suoi nipoti?
  • Bene, bene, vedesse come sono obbedienti. Basta che la mamma faccia un “cip” e loro scattano! Come sono bravi
E di recente mi è capitato anche di riflettere sul mondo in cui viviamo o meglio sulla società in cui viviamo.
Che fine ha fatto il nostro senso critico? Che fine ha fatto la nostra capacità di fare delle domande?
Ogni giorno la nostra società progredisce, nella sua frenesia consumistica. Ogni giorno che passa poteri molto più grandi di noi, prendono delle decisioni che ci riguardano da vicino, che cambieranno inesorabilmente il nostro quotidiano. E noi? Noi non ce ne accorgiamo, o meglio facciamo finta di non accorgercene. Facciamo finta di non sapere che in fondo viviamo in un sistema economico ormai totalmente schizofrenico, dove per il benessere di alcuni siamo pronti a sacrificare molto altro. A sacrificare e a sacrificarci. E allo stesso tempo facciamo finta (oppure proprio non ci accorgiamo) di non vedere che questo sistema non potrà funzionare a lungo, che presto le risorse finiranno, che presto tutti gli abitanti della terra vorranno consumare: vorranno il telefonino, la televisione, la macchina. E che non ce ne sarà per tutti.
Il potere, che sta ben sopra di noi, decide cosa, come e perché farlo. E spesso ci rendiamo conto che siamo totalmente all'oscuro di quello che succede veramente, nelle stanze dei bottoni, come se noi , considerati proprio come “bambini”, fossimo troppo stupidi per capire. O forse è meglio non farci capire. Forse è meglio farci credere di poter fare ogni cosa, farci credere di essere liberi.
Infatti siamo liberi. La libertà è la grande bandiera sventolata dal potere. Siamo liberi di fare più o meno tutto. Soprattutto siamo liberi di comprare. Siamo liberi di lavorare, di fare spesso lavori che non ci piacciono, che ci annoiano, che ci stufano che ci succhiano la vita. Eh già, però bisogna lavorare, sempre di più, sempre più a lungo. Bisogna, perché altrimenti non possiamo pagare l'affitto, il cibo, le tasse, le cose. Eh già, le cose. Quanto del nostro gruzzolo se ne va via in cose? Cose magari che non ci servono a niente, ma che servono a compensare il tempo perduto nel lavoro. Che servono a farci sentire di avere ottenuto qualcosa, di essere liberi. Cose che in qualche modo pretendono di farci felici. Però cara grazia che lo abbiamo, il lavoro, perché con questa crisi...
E poi ad un certo punto uno si chiede. Ma com'è che siamo finiti in questa situazione? Chi e perché ha fatto del soldo il nostro nuovo dio?
Ok adesso la smetto. Forse ho un po' perso la bussola in mezzo al trasloco. Ma provate davvero per un momento a farvi una di queste domande. Sembrano domandine un po' banali. Ma vi assicuro che le risposte saranno tutt'altro che ovvie. Anzi, finirete per scervellarvi e per trovare solo risposte parziali e frammentarie.
Eppure ci fidiamo, convinti (forse non troppo) che il potere farà il nostro bene. E che se tutto è sempre andato avanti così, allora è giusto così.
In fondo eravamo bambini obbedienti e siamo diventati adulti obbedienti. Abbiamo imparato presto a non farci troppe domande, a stare composti e a non mettere in discussione nessun tipo di autorità, a non scegliere liberamente.
Ecco.

Il mestiere di madre, e di genitore in generale, non è più un mestiere, perché tendenzialmente non ha nessun tipo di riscontro finanziario.
Ma abbiamo la possibilità di aiutare i nostri figli a diventare degli adulti consapevoli, con senso critico. Abbiamo la possibilità di fare dei nostri figli delle persone libere, delle persone che non si accontentano del “perché sì” come risposta.
Quindi, faccio un appello a mamme, nonne, zie, papà, zii&Co.: non fate dei bambini dei piccoli soldatini. Non fate dei bambini dei “bravi bambini”, non pretendete da loro cieca e inutile obbedienza. Sappiate che loro sono nati liberi. E che forse loro cambieranno il mondo.


4 commenti:

  1. È proprio vero..siamo schiavi delle cose e ci sembra proprio di non poterne fare a meno. Compriamo per colmare un senso dI vuoto, una perdita di senso... ma il desiderio non si sazia mai e insoddisfatti ci muoviamo alla ricerca di un altro finto bisogno da colmare

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    1. Ciao Elisa!! Grazie per la tua riflessione! Tra l'altro (senza voler fare psicologia da strapazzo) mi sembra che dentro questo meccanismo ci abbiano infliati fin dalla nascita: volevamo la tetta e ci hanno dato il ciuccio, non volevamo dormire da soli e ci hanno regalato un orsacchiotto e via di questo passo, sostituendo il nostro bisogno di affetto con degli oggetti. E sono ancora molti i genitori che dicono ai figli "non ti ho fatto mai mancare niente" e naturalmente nel niente non sono contemplati i baci, gli abbracci, il contatto, l'affetto. Ed è strano vedere che lo stile genitoriale "normale" di oggi, non è che sia poi così diverso da quello di ieri...

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  2. Ciao bella! Che bel post!
    Come va? Non ti chiedo com'è andato il trasloco... spero senza troppi casini ;-)
    Ci dobbiamo sentire, un bacione

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    1. Bella!! Il trasloco diciamo che è andato... naturalmente è stato un tantino complicato. Ma si sa che funziona così (e tu lo sai bene). Si, si, si ci dobbiamo sentire! Un bacio anche a te!

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