Portare il proprio bambino in una fascia portabebé è la cosa più bella che ci possa essere. Ok, forse sto esagerando. Però è una cosa talmente bella e, diciamo la verità, talmente pratica che faccio fatica a capire come possa esistere maternità senza il portare.
Ho portato il bebito in fascia praticamente da quando è nato. All'inizio lo ammetto è stato difficile: la fascia lunga (e per lunga s'intendono circa 5 metri di tessuto) non è che sia proprio gestibile, e ci sono volute parecchie settimane di assestamento. E sempre all'inizio ci sono dei momenti in cui ti vien da dire "ma cosa lo faccio a fare": quando la legatura non ti viene bene, quando dopo 10 minuti ti ritrovi il bebé alle ginocchia o con la testa tutta da un lato, quando non riesci proprio ad infilarcelo e tu devi uscire, quando non sai come vestirlo e hai paura che abbia caldo, quando fuori ci sono trenta gradi. Eppure abbiamo superato tutti gli scogli (e per abbiamo intendo io e il papà, per il bebito è stato amore dal primo istante, senza scogli da superare).
sabato 27 ottobre 2012
martedì 23 ottobre 2012
sabato 13 ottobre 2012
I soldatini
Il trasloco è fatto e io sono di nuovo
in rete. Ci sarebbero tanti post arretrati che aspettano di essere
conclusi. Ora però devo proprio scrivere questo.
Mi è capitato recentemente di sentire
una conversazione sul tram:
- Signora, come stanno i suoi nipoti?
- Bene, bene, vedesse come sono obbedienti. Basta che la mamma faccia un “cip” e loro scattano! Come sono bravi
E di recente mi è capitato anche di
riflettere sul mondo in cui viviamo o meglio sulla società in cui
viviamo.
Che fine ha fatto il nostro senso
critico? Che fine ha fatto la nostra capacità di fare delle domande?
Ogni giorno la nostra società
progredisce, nella sua frenesia consumistica. Ogni giorno che passa
poteri molto più grandi di noi, prendono delle decisioni che ci
riguardano da vicino, che cambieranno inesorabilmente il nostro
quotidiano. E noi? Noi non ce ne accorgiamo, o meglio facciamo finta
di non accorgercene. Facciamo finta di non sapere che in fondo
viviamo in un sistema economico ormai totalmente schizofrenico, dove
per il benessere di alcuni siamo pronti a sacrificare molto altro. A
sacrificare e a sacrificarci. E allo stesso tempo facciamo finta
(oppure proprio non ci accorgiamo) di non vedere che questo sistema
non potrà funzionare a lungo, che presto le risorse finiranno, che
presto tutti gli abitanti della terra vorranno consumare: vorranno il
telefonino, la televisione, la macchina. E che non ce ne sarà per
tutti.
Il potere, che sta ben sopra di noi,
decide cosa, come e perché farlo. E spesso ci rendiamo conto che
siamo totalmente all'oscuro di quello che succede veramente, nelle
stanze dei bottoni, come se noi , considerati proprio come “bambini”,
fossimo troppo stupidi per capire. O forse è meglio non farci
capire. Forse è meglio farci credere di poter fare ogni cosa, farci
credere di essere liberi.
Infatti siamo liberi. La libertà è la
grande bandiera sventolata dal potere. Siamo liberi di fare più o
meno tutto. Soprattutto siamo liberi di comprare. Siamo liberi di
lavorare, di fare spesso lavori che non ci piacciono, che ci
annoiano, che ci stufano che ci succhiano la vita. Eh già, però
bisogna lavorare, sempre di più, sempre più a lungo. Bisogna,
perché altrimenti non possiamo pagare l'affitto, il cibo, le tasse,
le cose. Eh già, le cose. Quanto del nostro gruzzolo se ne va via in
cose? Cose magari che non ci servono a niente, ma che servono a
compensare il tempo perduto nel lavoro. Che servono a farci sentire
di avere ottenuto qualcosa, di essere liberi. Cose che in qualche
modo pretendono di farci felici. Però cara grazia che lo abbiamo, il
lavoro, perché con questa crisi...
E poi ad un certo punto uno si chiede.
Ma com'è che siamo finiti in questa situazione? Chi e perché ha
fatto del soldo il nostro nuovo dio?
Ok adesso la smetto. Forse ho un po'
perso la bussola in mezzo al trasloco. Ma provate davvero per un
momento a farvi una di queste domande. Sembrano domandine un po'
banali. Ma vi assicuro che le risposte saranno tutt'altro che ovvie.
Anzi, finirete per scervellarvi e per trovare solo risposte parziali
e frammentarie.
Eppure ci fidiamo, convinti (forse non
troppo) che il potere farà il nostro bene. E che se tutto è sempre
andato avanti così, allora è giusto così.
In fondo eravamo bambini obbedienti e
siamo diventati adulti obbedienti. Abbiamo imparato presto a non
farci troppe domande, a stare composti e a non mettere in discussione
nessun tipo di autorità, a non scegliere liberamente.
Ecco.
Il mestiere di madre, e di genitore in
generale, non è più un mestiere, perché tendenzialmente non ha
nessun tipo di riscontro finanziario.
Ma abbiamo la possibilità di aiutare i
nostri figli a diventare degli adulti consapevoli, con senso critico.
Abbiamo la possibilità di fare dei nostri figli delle persone
libere, delle persone che non si accontentano del “perché sì”
come risposta.
Quindi, faccio un appello a mamme,
nonne, zie, papà, zii&Co.: non fate dei bambini dei piccoli
soldatini. Non fate dei bambini dei “bravi bambini”, non
pretendete da loro cieca e inutile obbedienza. Sappiate che loro sono
nati liberi. E che forse loro cambieranno il mondo.
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