venerdì 22 giugno 2012

Sull'emancipazione


Parliamoci chiaro: la maternità pare non avere aiutato molto il nostro sesso. Sembra che essere donne e essere anche madri comporti delle rinunce, prima fra queste la rinuncia ad una carriera professionale. Non mi dilungherò troppo su questo specifico argomento, ma quale uomo viene messo davanti all'orribile quesito "vuoi avere dei figli oppure vuoi una carriera professionale soddisfacente? Scegli!".
Credo che già mettere una donna davanti alla scelta sia piuttosto discriminatorio. Ma voi direte, i figli li fanno le donne e da lì non si scappa. Ne deduco quindi che la capacità di procreare di generare dei bambini sia considerata, e sia stata considerata, una sfiga.

Devo dire la vera verità. Anch'io a mio tempo l'ho pensata un po' così, insomma un bambino ti scombussola un po' i piani e io non voglio mica finire a morire tra pappe, cacche e pannolini, nessuna donna con un minimo di intelletto vorrebbe fare quella fine lì e da questo ci siamo emancipate.
Insomma nei secoli dei secoli la biologia ci ha tradite: siamo il sesso debole, siamo quelle che sfornano marmocchi, il resto non fa per noi. Oggi naturalmente le cose sono un po' cambiate, ma fino a che punto?
Occuparsi dei bambini resta tendenzialmente roba da donne e se ne deduce quasi automaticamente che è molto meno interessante di andare a lavorare.
Durante la gravidanza sono giunta ad una piccola e illuminante conclusione: essere quelle che generano figli è il grande privilegio che la natura ci ha concesso. Ebbene la penso proprio così. Essere incinte, sentire l'esserino che cresce dentro di te giorno per giorno, che ti scombussola la vita, che ti tempesta di ormoni che ti rende diversa ma non sai dire come. Poi vederlo tutto intero, vedere e capire che è roba tua, che l'hai fatto tu, che ti è costato una gran fatica ma che ce ce l'hai fatta. E poi nutrirlo, accudirlo pensando che hai creato una persona, una persona con il suo carattere, i suoi sogni, la sua vita. Vedere il tuo corpo cambiare, modificarsi a questo scopo in modo così diretto e naturale. Cosa c'è di più importante? Cosa c'è di più totale e creativo della possibilità di creare una persona intera? Tutto il resto passa in secondo piano. E la cosa che fa tanto incazzare il sesso maschile forse è proprio questa: l'essere solo un piccolo tassello in questo gioco di creazione. E quindi sminuire l'impresa sembra la cosa più ovvia e normale. Ciò che deve fare incazzare molto, tra l'altro, deve essere il fatto che la capacità di creare la vita è molto democratica, lo fanno donne ricche e povere, intelligenti e non. Per un uomo invece un atto creativo (che mai sarà totale come questo) è tutto fuorché democratico.
Insomma in pratica mi vien da pensare...ma non è che con questa storia del "per emanciparci vogliamo fare le cose che fanno gli uomini" sia un po' una presa per i fondelli? Non è un modo per mettere il sesso maschile al centro dell'universo e per ammettere subdolamente che in fondo hanno ragione loro, che la nostra natura non è niente di interessante. E allora faccio una proposta un po' provocatoria: non è che forse invece di voler diventare come gli uomini sono gli uomini che dovrebbero diventare un po' come le donne?
E' vero il lavoro è molto importante, soprattutto se è interessante, ma è solo una parte della vita di una persona...e sostanzialmente credo che ci siano cose ben più importanti per le donne come per gli uomini. I figli sono una di queste.
Quindi nella pratica credo che un tassello importante per l'emancipazione maschile sarebbe quello di istituire "la paternità" ovvero qualche tempo a casa dal lavoro per dedicarsi ai figli. E magari anche la possibilità un po' più flessibile di lavorare a tempo parziale (cosa che a volte anche per le donne è difficile, per gli uomini è quasi impossibile). Insomma lavorare meno, comprare meno dedicare un po' più di tempo alle cose che contano davvero. Per gli uomini come per le donne.

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